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25/06/12

Diario dei Mostrincubi - Sarah e il Posolponno

Come promesso, ecco finalmente svelata la novità che ci accompagnerà fino all'uscita del libro!

Rebecca ha lasciato il suo diario di caccia nella casa sopra la scogliera. E' il più completo bestiario di mostrincubi su cui potevamo mettere le mani e visto che la ragazza non è più nei paraggi, almeno per un po', vi proponiamo i suoi appunti/racconti/disegni. Così, se mai vi foste chiesti come cavolo è fatto un incubo, finalmente avrete la vostra risposta. E anche la risposta su cosa sia mai successo al cane della locandiera...

Un'avvertenza importante. Non ci prendiamo alcuna responsabilità sulle informazioni contenute in queste pagine. Fare il ramponiere d'incubi è un mestiere pericoloso e non bastano certo degli appunti e un forchettone da cucina per riuscirci. Quindi vi sconsigliamo caldamente di provare le tecniche di caccia descritte ogni lunedì su questo blog a casa vostra.
E posate il forchettone...

PS: abbiamo anche aggiunto qua a destra, sotto l'etichetta "Le Raccolte" i capitoli uno, due & tre in .cbz, per tutti voi geek là fuori. Li potete scaricare clickando direttamente sul nome.




Sarah e il Posolponno


Questo l’ho trovato nascosto sotto il soffitto, tra le travi e le tegole. La figlia di Sarah era nata da pochi giorni e non dormiva mai. La cosa era inquietante. La bimba mangiava, rideva, piangeva… ma non dormiva. La mamma aveva provato in tutti i modi a farla risposare. L’aveva cullata, coperta, scoperta, fatta giocare allo sfinimento, rimproverata, lasciata sgolare piangendo. E la piccola si succhiava il pollice, sudava, rabbrividiva, rideva, piangeva, si disperava. 
Ma non dormiva.
A me, a dire proprio tutta la verità, Sarah non è mai piaciuta. 
Puzza.
E quando passo per strada mi guarda male e ride del mio arpione. Io non sono una che da peso a certe cose. Ma a Sarah la guardo male lo stesso.
Una notte mi ha chiamato. Pioveva a dirotto e il vento faceva infrangere le onde con così tanta forza contro la scogliera che persino le gocce di pioggia erano salate. Arrivo a casa di Sarah zuppa e lei non mi offre niente. Niente tè caldo, neanche uno straccio per asciugarmi. Sono contenta di avere le scarpe piene di fango e di gocciolare sul pavimento. Ma Sarah non mi da soddisfazione. Ha gli occhi gonfi dal pianto e stringe convulsamente la sua bambina al petto. Le chiedo: “Tutto bene?”
Non mi risponde.
Dico: “Sarah? Va tutto bene?”
Non mi risponde.
Dico: “Sarah, c’è qualche problema con tua figlia?”
Niente.
“È… morta?”
Sarah ulula come un cane sotto la luna e io faccio un salto indietro e afferro l’arpione. Mi spinge sotto il naso la piccola che riconosco subito come degna figlia di tale madre.
La bambina puzza.
Ma puzza strano. Puzza di incubi salmastri, di alghe e di rimpianti. Puzza di paura del domani. Puzza di quando non riesci a dormire perché hai paura di tutto e il sonno ti sfugge anche se vorresti solo chiudere gli occhi e scordarti chi sei e svegliarti scoprendo che è stato solo un brutto sogno. Ma non lo è mai, è la realtà che è brutta. È che sei brutto tu.
Ma sono cose da grandi queste. La bambina di Sarah avrebbe dovuto puzzare di latte, non di rimpianti. E non avrebbe dovuto avere quel segno di ventosa stampato sulla fronte. Spingo di nuovo il fagotto che ha cominciato a frignare tra le braccia della madre ed entro nella stanza dove dorme la piccola. 
Lo vedo subito, incastrato tra il tetto e le tegole. Si muove lento, fa penzolare i suoi tentacoli e se ti sfiora i pensieri non ti fa dormire. È il più grande Posolponno che abbia mai visto. So come cacciarlo. Ma per farlo ho bisogno di un colpo preciso. Salgo sul tavolo, avvicinandomi alla bocca a forma di fiore cercando di evitare i suoi tentacoli. Si accorge di me, sa che sto per fare, scappa infilandosi sotto la trave ma non gliene do il tempo. Spingo l’arpione con tanta forza nel tetto da bucarlo da parte a parte. Le tegole saltano via e l’acqua fradicia tutto. Scendo, sporcando di fango il tavole e torno da Sarah. Le dico che è tutto a posto. Non mi offre niente, a malapena mi ringrazia. Si sporge dentro la stanza della piccola e guarda il buco nel tetto con l’aria di una mucca stupida. Non si accorge nemmeno che la bimba che ha tra le braccia dorme beata.
Sarah mi guarda male. Sorrido e le dico: “La bambina starà bene, il buco l’ho fatto per far cambiare l’aria. Puzza qua dentro!"


8 commenti:

  1. Questa non me l'aspettavo :D
    Grande idea!

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  2. Posolponno è l'anagramma di "polpo sonno", geniale LOL.
    Ditemi che pure questo diario farà parte del volume per la GP vi prego *_*

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  3. eheheheh questo tipo di racconti li sto scrivendo pure io su fb. e tra poco ci sarà pure il fumetto. cmq fantastico^^

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  4. Grazie a tutti!!!

    Per quanto riguarda la domanda se questo diario farà parte o meno del volume GP... vedremo... :P

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