Blog di Giovanni

Blog di Federico

20/08/12

Diario dei Mostrincubi - Lo Sficaramamaggio



L'estate scivola via e le giornate si accorciano. Le notti diventano più lunghe e gli incubi si preparano all'autunno. Diventano più aggressivi, più affamati. Le paure del crepuscolo gli mettono più fame e i brutti pensieri sono lì, in agguato, e ti trascinano giù.


Di solito, in queste giornate, spalanco le finestre e mi godo gli ultimi raggi di sole. Mi piace vederlo sparire piano piano, mi piace vedere il colore del cielo che cambia. È uno dei pochi momenti di pace prima della mia solita passeggiata notturna. Appena si fa scuro accendo una candela, una di quelle piccole, e la metto sul davanzale.
Esco e la piccola fiamma continua a brillare finché non finisce lo stoppino. Ne accendo una sola, non troppo grande. E non guardo mai la fiamma che danza al comando di venti inesistenti. Non è una cosa romantica, quella candela.
È una trappola.


Il tutto risale a quando ero una bambina. Adoravo le candele. Ne accendevo il più possibile e costringevo mio padre a passare tutta la sera al lume di decine di piccole fiammelle. Come non mi abbia rifilato un paio di sculacciate non lo so. E non so neanche come ho fatto a non dare fuoco alla casa vista leggerezza con cui armeggiavo tra cera e stoppini. E poi adoravo il rumore e l'odore che facevano i fiammiferi quando li sfregavo contro una superficie ruvida. Ne usavo uno per candela e appena avevo acceso la fiamma, lo spegnevo agitando fortissimo tutto il braccio. Spesso non mi ritrovavo più il fiammifero tra le dita tanta era la foga di spegnerlo. Tra tutte le candele, a cui avevo dato i nomi improponibili che può dare una bambina e che non ripeterò su queste pagine anche se nessuno le leggerà mai ma la prudenza non è mai troppa, ce n'era una che era la mia preferita.
Era piccola e tonda. Profumava di qualcosa che doveva assomigliare alla ciliegia ma che era più simile a una prugna troppo matura. E non si consumava mai.


Non mi ero mai posta il problema. Ero troppo piccola forse per notarlo. Tutte le candele in casa si scioglievano lentamente. Lei no. Lei restava sempre uguale. Potevo passare le ore ad osservare la sua fiamma che quasi non si muoveva. Tutte le sue sorelle si piegavano ai capricci dei refoli di una casa tutta spifferi. Lei no. Brillava sempre uguale. Con piccoli movimenti circolari. Aveva la base della fiamma blu, di un blu intenso, che nessun'altra aveva. E i suoi colori mutavano con le ore. La fiamma era gialla, verde, viola. Ero troppo piccola anche solo per sospettare che ci fosse qualcosa che non andava.


Col passare del tempo, però, quella candela divenne un'ossessione. La portai in camera da letto e la accendevo di nascosto, lontano da mio padre, e passavo le ore ad osservarla. La sua fiamma, i suoi colori, quel modo tutto suo di ondeggiare... era come se fosse voluto, come se la fiamma fosse viva.
Non lo era.
Ma era qualcosa che ci viveva dentro.


Ho ricordi confusi di quel periodo. Ero sempre stanca, passavo le notti sveglia ad osservare la fiamma della candela. A volte, riuscivo a scorgere qualcosa alla base. Sembrava una specie di cimice ma aveva degli aculei sul dorso. O sembravano aculei. Cambiavano di colore e la fiamma cambiava con essi.


Cominciai a stare male sempre più spesso. Raffreddore, febbre alta, mal di gola, tosse. Poi smisi di mangiare. Ogni volta che provavo a mandare giù qualcosa di più sostanzioso di una tazza di tè finivo per vomitarmi l'anima. Mio padre era preoccupato, scrutava la stanza alla ricerca di qualcosa che solo anni dopo avrei imparato a cacciare. Il dottore poteva fare ben poco, passava ogni settimana durante il suo giro dei villaggi della costa e mi trovava sempre peggio. Non riusciva proprio a capire cosa avessi.
Perché il problema era la candela e il piccolo, misero incubo che viveva nella sua fiamma. Mi rubava il sonno, mi rubava il riposo e mi faceva stare male.


Non so quando l'ho capito. Non mi ricordo neanche come lo capii. Mi ricordo solo che passai le notti successivi lacerata a metà. Una parte di me voleva solo perdersi davanti alla luce cangiante. L'altra sapeva. Sapeva cosa stava succedendo. Non era neanche un pensiero. Era più un istinto. L'istinto di allungare la mano e di schiacciare tra pollice e indice la fiamma e il piccolo incubo.


Ci ho messo cinque notti. Cinque notti insonni. Allungavo la mano, mi bruciavo le dita. A volte ero convintissima di esserci riuscita.
Ma la ritrovavo sempre accesa.
Alla fine, con gli occhi rossi e le dita annerite, piangendo senza riuscire a distogliere lo sguardo, l'ho fatto. Ho stretto le dita con talmente forza che ho strappato via lo stoppino dalla cera. Ho spento la luce.
E finalmente, ho dormito per tredici ore di fila.


Il mattino dopo avevo le vesciche sui polpastrelli e la candela era ormai inservibile. Avevo smesso con la mania delle candele.
Non ho mai saputo come si chiamasse quell'incubo. Io lo chiamo sficaramamaggio ma è un nome inventato.
Non ho mai più incontrato niente del genere ma ancora oggi cerco di catturarne un esemplare. La candela è la mia trappola.
Ma evito sempre di fissare troppo a lungo la fiamma.


7 commenti:

  1. Non so se è un problema mio, ma il file CBZ di Harpun è danneggiato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Azz, quale capitolo da problemi esattamente che lo sistemiamo?

      Elimina
    2. Avevo scaricato il primo e non mi si caricavano un po' di pagine. Gli altri due non so.

      Elimina
    3. Ho provato il file e a me risulta buono. Ho comunque rifatto l'upload sul sito per sicurezza quindi lo puoi riscaricare e vedere se adesso funziona meglio.

      Se eventualmente ti desse problemi, prova a scompattarlo su un pc e vedere se le jpg all'interno si vedono tutte. Se tutto è ok, ricompattalo in .zip e poi cambiagli l'estensione in .cbz ;)

      Elimina
    4. Il file .cbz è a posto. Grazie mille! :D

      Se posso permettermi, vorrei consigliarvi di inserire questo link http://www.verticalismi.it/harpun-index/ per il collegamento a Verticalismi.

      Elimina